Tanti possono essere i paradossi di questa società. Ma mai nessuno avrebbe potuto solo pensare che per sopravvivere a quest’era ci saremmo dovuti barricare in casa. Come in un film post apocalisse, riguardante una guerra chimica-batteriologica o un conflitto nucleare. In questo contesto, quello che più mi fa riflettere è che dell’isolamento di una fascia consistente di popolazione (over 65 per intenderci) nessuno ne parla. Non i giornali, non la tv, né tantomeno il web. E’ qualcosa che è passato in sordina, come se non interessasse a nessuno la fine che hanno fatto tutte le persone che sono a casa e non riescono a reagire a questo momento storico. Dopo anni di interventi sul territorio, basati sul semplice, e oserei dire primario, concetto di soddisfare i bisogni di benessere fisico e sociale (Stevernik N., Lindeberg S., 2006), si spera tanto che quando finirà tutto questo, il decadimento cognitivo, portato dalla mancanza di benessere e di stimolazione, non vada ad alterare tutta una serie di relazioni che erano già precarie e che dopo questo momento storico lo saranno ancora di più.
Secondo le statistiche circa il 22,8 % della popolazione italiana ha più di 65 anni(dati Istat del 1 Gennaio del 2019), e per prevenire problemi legati al decadimento cognitivo, sarebbe opportuno mettere in campo attività che aiutino a prendersi cura di se stessi, investendo per esempio:
- sul proprio corpo, facendo lunghe passeggiate;
- sulla propria mente esercitandosi con giochi di memoria e ragionamento;
- sulla propria socialità, cercando di mantenere più relazioni possibili con amici, colleghi e parenti.
Quello che la comunità psicologica consiglia al momento è di rimanere connessi, proprio per stimolare quel benessere sociale di cui parlavamo prima. Rimanere in contatto sia orizzontalmente, chiamando amici, parenti, colleghi, per parlare di ciò che ci sta succedendo e confortarsi vicendevolmente; ma anche verticalmente, cioè pensando alle proprie origini, ricordando chi siamo e cosa abbiamo fatto (sfogliando vecchi album ricordo), coltivando o creando nuovi interessi.
Dobbiamo cercare di strutturarci il più possibile, cercando di vivere ogni giorno sapendo quello che faremo. Avere dei piccoli obiettivi giornalieri che siamo in grado di svolgere, così da gratificarci. E’ così che ci radichiamo e riusciamo a coltivare la nostra identità, e non sentendoci così prigionieri in casa.
Essere anziani in questo momento non è semplice, e se siamo dei parenti preoccupati, dobbiamo essere in grado di monitorare lo stato cognitivo dei nostri cari, avendo piccole accortezze: orientamento spaziale e temporale, memoria e ragionamento, che rappresentano le funzioni che più facilmente possono essere attaccate dall’isolamento e quindi dalla mancanza di stimoli.
Chiedere al proprio caro la data del giorno o la stagione , ci farà capire quanto sia orientato nel tempo. Chiedere dove ci troviamo, il piano, la regione, città e nazione, ci farà capire quanto sia orientato nello spazio.
Per quanto riguarda la memoria possiamo fare affidamento sulla capacità di svolgere semplici calcoli matematici oppure leggere ad alta voce e comprendere un articolo di giornale. Questo ci farà capire se la persona è capace di utilizzare la propria memoria in relazione anche all’attenzione, che influisce totalmente sui processi di memorizzazione (Posner. 2017).
Invece per il ragionamento è importante per le persone poter risolvere nuove situazioni o svolgere nuove faccende domestiche senza problemi, stringere un bullone oppure travasare una pianta. Ciò ci fa capire se ci sono ancora buone capacità di presa di decisione e di risoluzione dei problemi. Inoltre è importante, per chiudere il discorso sullo stimolare la funzione cognitiva del ragionamento, non dimenticare l’importanza delle relazioni al fine della stimolazione. Qui c’è da introdurre un passaggio fondamentale e cioè il tema della “frustrazione”.
Tutto quello di cui abbiamo parlato è di poca importanza se la persona a cui poniamo domande o proponiamo delle attività di stimolazione cognitiva, si rende conto che non riesce, e noi, per il suo bene, insistiamo nel proporglielo. Infatti la frustrazione di quel momento creerà un circolo vizioso di frustrazione e apatia che lo farà cadere di nuovo nel baratro dell’isolamento. Quindi è importante per il bene della persona che stiamo accudendo trovare il giusto equilibrio tra la proposta che si fa e quello che l’anziano può fare, per creare la perfetta formula e la giusta stimolazione.
Sicuramente il periodo storico che stiamo attraversando rimarrà sui libri di storia, e altrettanto sicuramente possiamo fare tanto affinché i danni che inevitabilmente ci saranno, possano attenuarsi. In questo caso cerchiamo di lavorare tutti, sapendo prevedere gli ipotetici danni, perché la fine della quarantena e dell’isolamento non sia più devastante di quanto ci possiamo aspettare.
Abbiamo tutti quanti noi il coraggio e la predisposizione per prenderci cura delle persone che amiamo e per il loro bene creare quella connessione di cui parlavamo prima?
Autori:
Psicologo-Psicoterapeuta: Rosano Sebastiano